VOL AU VENT – i piloti di parapendio
Volare: il sogno di Icaro diventa realtà
Perché volare? Semplice. Non sono felice a meno che non ci sia un po’ di spazio tra me e la terra. (Richard Bach)
Da bambino la mia più grande passione era l’altalena.
Quell’attrezzo mi piaceva perché stimolava , forse come nessun altro gioco, la mia fantasia, e quando riuscivo, dopo non poche battaglie (a quell’epoca i bimbi erano molti e le altalene poche) ad impadronirmi di quel seggiolino, decollavo con la mente per un volo fantastico, che non avrei mai voluto finire.
Nei miei sogni di bambino le funi che reggevano l’assicella salivano fino al cielo e come per magia iniziavo a salire nell’azzurro. La terra sotto di me si allontanava velocemente e rimanevo da solo, a contemplare panorami vastissimi che spaziavano dalle montagne al mare. Sorvolavo paesi, strade, corsi d’acqua, talvolta entravo in qualche nuvoletta ed il seggiolino ballava un po’, poi il volo ritornava tranquillo e sicuro. In lontananza vedevo i miei amici, anche loro seduti su altalene magiche come la mia. Li salutavo, con un cenno della mano, poi con loro iniziavo una gara a chi saliva più in alto…Purtroppo il tempo è tiranno. Una volta cresciuto dovetti presto ricredermi e tornare con i piedi per terra. Scoprii il mondo, ma persi la fantasia e di conseguenza i miei voli finirono per sempre.
O almeno così credevo…
Perché superati i quaranta anni mi trovai improvvisamente ancora una volta seduto su un’altalena. Questa volta l’assicella era più comoda, imbottita e rivestita, ma era pur sempre un’assicella, dalle cui estremità partivano due funi le quali non erano ancorate ad una struttura piantata sul terreno, bensì ad un grande e leggerissimo fiore di tessuto.
E come nella mia fanciullezza bastò una spinta, una piccola corsa per essere seduto sull’altalena e riprovare le emozioni di tanti anni fa. Guardai sotto di me, e come allora, mi resi conto che la mia altalena stava volando. Scorsi i paesi, i campi coltivati, le strade, i fiumi ,come in un plastico meraviglioso che si perdeva all’orizzonte. Di fianco a me vidi ancora una volta i miei amici, e come allora volli salutarli con la mano. Poi la mia altalena magica iniziò a disegnare nel cielo ampie spirali e come un rapace iniziai a salire, fino a ritrovarmi oltre le cime dei monti.
Ma giunse il momento di tornare a terra. L’altalena iniziò una lenta discesa fino a raggiungere un prato verdissimo sul quale mi adagiò dolcemente. Il grande fiore di tessuto si chiuse all’improvviso, quasi sparì appoggiandosi al suolo.
Capii che si era compiuto un prodigio: improvvisamente ero ritornato bambino. Decisi che non avrei mai più lasciato la mia altalena magica e da allora dedico a lei ogni momento libero, e ad ogni volo l’emozione è pari alla prima volta. Ho imparato a volare, e non più solo con la fantasia. La mia altalena, attrezzo semplicissimo che permette cose straordinarie ha un nome: parapendio.
Marco
